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Intervista con l’autore: Giovanni Cacioppo

Chiunque sia impegnato nel cammino per pubblicare il proprio romanzo sa quanta fatica, lacrime e sangue ci siano dietro ogni libro. Per questo, io ho sempre cercato di scoprire anche la fatica, le lacrime e il sangue nascosti dietro le copertine lucide e le pagine profumate delle mie storie preferite.

Nessuna storia è uguale all’altra e tutti gli autori che vediamo in libreria o in testa alle classifiche di Amazon hanno avuto un percorso diverso. Ma ognuno ha dovuto affrontare sfide particolari. E ha dovuto superarle, per arrivare dov’è.

Ho deciso di cominciare una serie di interviste con scrittori che ho letto e apprezzato, in modo da mettere a disposizione di tutti una briciola di quello che hanno da trasmettere e condividere.

Oggi il primo a rispondere alle mie domande è Giovanni Cacioppo, autore fantasy che ha esordito su Wattpad, dove ha ottenuto un grande seguito, e dall’anno scorso è passato con successo al self-publishing con il suo primo romanzo, Crystallum – Sogni perduti. Il secondo volume della saga, La danza dei quattro, è da pochi giorni disponibile per il preorder e uscirà a settembre.

Scaldiamo i motori: quando hai iniziato a scrivere? Raccontaci i tuoi primi passi nel mondo della narrativa.

Da quando ho memoria, ho sempre avuto qualcosa da leggere, soprattutto di genere fantasy e fantascienza. Ma sono approdato alla scrittura un po’ tardi, era il 2011 quando ho pensato per la prima volta al mondo di Crystallum; in macchina, durante un viaggio in solitaria. Da lì, giorno dopo giorno, tutto ha iniziato a svilupparsi tra un pensiero e l’altro: una città, un personaggio, una situazione, eccetera. Ho deciso di mettere i puntini sulle “i” e passare tutto su carta. Alla fine, credo che il world building mi abbia preso qualche anno buono per la realizzazione. La decisione di iniziare a scrivere la prima stesura è arrivata nel 2014, a seguito di un trasloco e la mancanza di internet a casa per ben sei mesi.

Il tuo primo romanzo Crystallum – Sogni perduti e il suo sequel La danza dei quattro sono dei fantasy YA. Perché hai scelto questo genere e quali pensi che siano le sue principali potenzialità?

Perché scrivere di amicizia, di sogni, di destini relativi a quella piccola porzione d’età ha un profumo tutto suo. I cambiamenti aprono sempre nuovi sentieri e sta ai personaggi saperli sfruttare nella buona o nella cattiva sorte. Poi, a quell’età, l’amore è solo una parola e vedi le persone che ti circondano sotto una luce particolare. “L’incanto” credo che sia la parola più adatta per descrivere quella fase della vita. In aggiunta, a tredici anni, puoi permetterti qualche piccola bugia per giustificare l’avventura che hai desiderato.

La prima versione dei tuoi romanzi era pubblicata su Wattpad. Puoi raccontare la tua esperienza sulla piattaforma? Come hai cominciato, quali sono le cose che hai imparato e quali pensi che siano stati i vantaggi e gli svantaggi di un simile approccio?

Il successo su Wattpad non me l’aspettavo nemmeno io. Ho iniziato come tutti, postando i capitoli di volta in volta e già durante i primi mesi ho sentito scattare qualcosa dal lato dei lettori, un coinvolgimento ben oltre le mie aspettative. Quando ancora la classifica aveva un senso tutto questo ha spinto il romanzo nelle prime posizioni e mi è sfuggito di mano. Non credevo che un fantasy per ragazzi potesse raggiungere il milione di letture e suscitare tanto clamore. Dall’altro lato, però, ho imparato che bisogna saper filtrare l’apprezzamento, altrimenti ottieni solo un effetto dopante che può essere controproducente. Il testo di Sogni Perduti su Wattpad aveva molte criticità, anche strutturali, che per un motivo o un altro non riuscivano a emergere nei commenti dei lettori. Ho avuto bisogno di un buon editor per portare la storia a un livello successivo. Wattpad è un ottimo banco di prova e puoi far assaggiare le tue storie a un pubblico molto giovane, ma è ancora acerbo in quanto a qualità, purtroppo, ci sono scrittori davvero bravi che non hanno avuto il giusto risalto ed è un limite dettato dal pubblico di riferimento.

Dopo Wattpad sei approdato alla pubblicazione in cartaceo e digitale tramite Amazon. Come hai maturato questa scelta?

Forse mi sentivo più maturo, forse ho capito che la storia aveva bisogno di raggiungere altre persone. Amazon è un trampolino di lancio più concreto rispetto a Wattpad e alla fine, da quelle che erano le mie idee in partenza, non ne sono rimasto deluso. Ma l’idea di prendere il testo così com’era e metterlo in vendita mi aberrava. Ho avuto la fortuna di trovare professionisti che mi hanno supportato per le varie fasi di perfezionamento dell’opera e ho deciso per il grande passo.

Essere un self-publisher significa essere un autoeditore, quindi molto più di un semplice autore. È necessario occuparsi non solo del romanzo in sé, ma anche dell’impaginazione, della copertina, della grafica, della promozione… Come ti trovi a gestire un processo così lungo e variegato? Quali aspetti del lavoro preferisci?

So che molti storceranno il naso, ma a me piace revisionare le mie storie, quasi più che scriverle di getto. All’inizio è sempre tutto fumoso, anche quando hai messo su carta la prima stesura del romanzo lo reputo come qualcosa di incompleto. Ci vuole necessariamente un editor, una persona preparata con cui confrontarti, capace di indicarti la direzione da prendere. Ma dopo aver aggiunto, tagliato, sistemato e tutto il resto, hai quel senso di completezza alla fine che ti permette di dire “ho fatto un buon lavoro”. Per l’impaginazione, la copertina e la grafica ho chi le realizza per me, avere molti lettori ha anche i suoi privilegi. La promozione, invece, è la cosa che odio di più. Non ne sono capace, ho bisogno sempre di consigli da parte di chi ha più esperienza e certe volte inanello più insuccessi che altro.

Un progetto così impegnativo può vivere solo basandosi su un’idea forte. Che cosa vuoi dirci con Crystallum? Soprattutto, che cosa rende unica la tua storia rispetto a tutte le altre?

La cosa che più mi hanno rimproverato in Crystallum Sogni Perduti è stata quella di aver messo la trama orizzontale in secondo piano rispetto agli eventi che si svolgevano all’interno della storia. Ma è una saga, dove ogni romanzo è un tassello che dev’essere posizionato nel posto giusto, senza la necessità di spingere oltre a quello che è il momento della narrazione. La struttura penso che sia solida perché ha alle spalle un mondo tutto suo e con il quale devo fare i conti in termini di congruenza, ma ho bisogno di srotolare questa matassa con i miei tempi, dedicandomi per la maggior parte ai rapporti tra i personaggi. La parte più difficile è stata quella di rendere godibile il singolo romanzo, dargli un senso e comprimerlo per una lettura fluida, senza tralasciare dettagli importanti e seminando indizi che si ritroveranno nei capitoli successivi. Se alla fine, quando il lettore ha girato l’ultima pagina, ha voglia di continuare, penso di aver raggiunto il mio scopo. L’idea al centro è la vita dei ragazzi e delle loro disavventure, l’unicità della storia è data dalle loro scelte, dai processi mentali che li portano a compiere quest’azione, piuttosto che quest’altra e tutto ciò che ne consegue sia nel piccolo che nel grande disegno. Se si prende atto che, in Sogni Perduti, per il capriccio di un ragazzo sono cadute intere città, si ha il senso di quello che voglio far passare: due eventi scollegati all’inizio ma che assumono un senso successivamente.  La consapevolezza di un qualcosa che “c’era prima” e che adesso sta tornando è sempre stato un ronzio nelle orecchie per tutto lo svolgimento di Sogni Perduti e che ne La Danza dei Quattro ho avuto bisogno di concretizzare agli occhi del lettore. Nel secondo volume i toni sono più maturi, è passato del tempo con tutto ciò che ne consegue.

Per finire, hai un consiglio da dare agli scrittori impegnati nel tuo stesso percorso?

Leggete molto, scrivete altrettanto. La capacità di scrivere è un talento che ha bisogno di un lentissimo processo per perfezionarsi. La reputo una grande passione che può dare i suoi frutti nel tempo. Prendete le critiche costruttive come scalini dai quali ripartire e non siate mai soddisfatti dell’esito (tranne quando avete la pubblicazione a pochi giorni, lì dovete abbandonare ogni avvertimento, fare un salto nel buio e non pensarci più).

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