Spesso gli scrittori alle prime armi hanno una certa resistenza nei confronti della possibilità di imparare a scrivere. In molti mi contattano per esprimere i propri dubbi sul valore dei corsi e dei manuali di scrittura e sull’effettivo risultato che questi possono avere nella carriera di uno scrittore.
Ho seguito diversi corsi di scrittura fin da quando ero molto giovane (la prima volta che mi sono trovata in un’aula con Raul Montanari avevo da poco compiuto 18 anni) e penso che questo mi permetta di affermare una cosa con una certa sicurezza: la ricetta per scrivere il libro perfetto non esiste. I romanzi non sono compitini da eseguire per ottenere il 6 politico, perché nessun lettore ha bisogno di leggere un libro da 6 politico.
Se da un corso di scrittura o da un manuale ti aspetti di ricevere la scienza infusa per il romanzo da 100000 copie, oppure di essere sollevato dalla fatica di impegnarti per fare un buon lavoro, allora di sicuro resterai deluso.
La narratologia non è una disciplina nata per ridurre la scrittura a un insieme di formule matematiche infallibili. Ciò che insegna non sono regole inviolabili, ma tecniche, passibili di eccezioni e soprattutto di evoluzione. E, come ogni tecnica, l’unico modo per renderla efficiente è la pratica.
Ma quindi a cosa serve studiare?
Pensa di essere un aspirante pianista e il foglio bianco la tua tastiera. Puoi usarla per strimpellare note a caso, per “lasciar libera la tua arte”. Oppure puoi prendere lezioni da un insegnante più esperto, imparare quello che hanno fatto altri compositori prima di te e alla fine diventare un vero musicista, capace di liberare la propria arte con la consapevolezza dell’effetto che questa avrà su chi l’ascolta.
Con la scrittura è lo stesso. Studiare ti rende innanzitutto un lettore più consapevole, proprio come i musicisti sono gli ascoltatori migliori. Ti permette di capire cosa funziona dei libri che ami e come potresti creare un risultato simile. Ti permette di misurare le tue forze e di impostare il lavoro di scrittura in modo soddisfacente, sia per te che per i tuoi lettori.
Allora quelle della narratologia sono regole da seguire alla lettera e tutti i libri che non le seguono sono libri brutti!
No! La scrittura è un ambito duttile e sempre in movimento. Quelle di cui parlano insegnanti e editor sono, come dicevo, tecniche, non regole inviolabili. I libri cambiano, la scrittura cambia. I libri pubblicati oggi non sono più come i libri che si pubblicavano nel 1890 o nel 1950. Ciò che puoi imparare studiando narratologia è proprio la capacità critica di leggere i meccanismi delle storie. Di capire anche perché certe (rare) storie che sembrano violare quelle tecniche funzionano comunque.
Un eccesso di rigore è nocivo per lo scrittore almeno quanto l’atteggiamento naif. Il mestiere di scrivere è faticoso, fatto di se e di ma, di scintille che si spengono subito e fuochi a lenta carburazione. L’anima di questo lavoro risiede nelle pieghe e nelle imperfezioni.
Studio e pratica
Lo studio della scrittura creativa non è un’alternativa alla pratica. Sono due mezzi che viaggiano insieme e si danno energia a vicenda. Ti aiutano a trovare e percorrere la tua strada, unica e personale. A forgiare la tua voce e i tuoi libri.
Questo articolo ti è stato utile? Hai mai seguito un corso di scrittura? Fammi sapere la tua esperienza nei commenti!